Muore Aaron Swarz, a soli 26 anni, suicida nella sua casa a New York.
Nell’autunno del 2010 Aaron usò un programma da lui scritto per scaricare, attraverso il network wireless del Massachusetts Institute of Technology, quasi cinque milioni di articoli accademici. Fu scoperto e arrestato per frode informatica.
Nell’estate del 2011 il MIT dichiarò di non voler perseguire Aaron, che aveva restituito tutto il materiale scaricato, e chiese al governo di lasciare cadere le accuse (e due giorni prima del suicidio di Swartz, l’università stessa aveva anche annunciato che avrebbe reso accessibili gratuitamente diversi milioni di articoli).
Nonostante questo, il procuratore Carmen M. Ortiz, anche grazie a una presa di posizione non altrettanto chiara da parte del Mit, decise procedere d’ufficio e di aumentare i capi di accusa da 4 a 13, aggravando di molto la posizione di Aaron: ad aprile avrebbe dovuto affrontare un processo che nel peggiore dei casi lo avrebbe condannato a 35 anni di prigione e a un milione di dollari di multa. Una punizione che, come sottolinea Lawrence Lessig sul suo blog in un post intitolato “ Prosecutor as bully”, non può non apparire sproporzionata rispetto alla colpa.
Proprio la prospettiva di questa punizione e i lunghi mesi delle indagini durante i quali il procuratore avrebbe cercato, secondola famiglia Swartz di dipingere Aaron come un vero e proprio criminale spinto dal desiderio di guadagnare denaro grazie agli articoli scaricati, potrebbe aver contribuito (insieme alla sua situazione personale e ad altri fattori che probabilmente non saranno mai chiariti) al gesto disperato di Swartz.